Storia di Borgo Valsugana di Massimo Libardi

Riassumere in poche pagine la storia di Borgo Valsugana è estremamente complesso. Complesso per la mole di avvenimenti e per il legame che già dal nome unisce indissolubilmente la romana Ausugum alla valle, la Valsugana (Vallis Ausugi, Vallis Ausugana). I problemi nascono già dalla definizione del territorio, infatti la Valsugana, nella sua definizione storico-geografica, ha sempre rappresentato per lo studioso un problema non facilmente risolvibile e fonte di infinite discussioni.

Per Valsugana i geografi intendono la valle formata dall'alto corso del Brenta, dalle sue sorgenti, i laghi di Levico e Caldonazzo, fino alla confluenza col torrente Cismon dopo la serra di Primolano. Alcuni geografi, tenendo conto che nel passato una roggia del Fersina (la Rozza Grande che scendeva per Pergine) era un affluente del lago di Caldonazzo, comprendono nella Valsugana anche il Perginese. Questa inclusione è condivisa anche dal Montebello che nel 1793 scrive: La Valle Ausugana detta Valsugana è situata nel principio dell'Alpi, che a settentrione di Venezia dividono l'Italia dalla Germania. La sua altezza di polo è nel grado 46. Sul principio del grado 29. di longitudine. Secondo l'antica sua dimensione si estende dal fiume Cismone sotto Primolano fino al torrente Silla sopra Pergine, lunga circa ventinove miglia italiane, e larga diversamente secondo la varia posizione dei monti, dove nove miglia, e dove meno. Nella parte superiore oltre varij altri laghetti ha due considerabili laghi, uno detto di S, Cristoforo o di Caldonazzo, e l'altro di Levico, dai quali scaturisce il fiume Brenta, che scorrendo per mezzo la Valle forma due altri piccoli laghi, uno a Novaledo detto Lago dei Masi, e l'altro detto Lagomorto nel distretto di Roncegno, [...]. Sempre dal punto di vista geografico, l'ideale divisione tra Alta e Bassa Valsugana sarebbe indicata nella chiusa di Borgo Valsugana formata dalle ultime propaggini del monte Ciolino con le balze della Rocchetta. Alla Valsugana va pure ascritto geograficamente il terrazzamento della conca del Tesino.

Per taluni storici e glottologi come il Prati e il Lorenzi, la Valsugana cominciava alla Chiusa di Siccone ai Masi di Novaledo e finiva al Covolo del Brenta. Nella definizione del Lorenzi la Valsugana "nel concetto popolare significava dominio temporale dei Vescovi di Feltre" e comprendeva le Pievi di Roncegno, Borgo, Telve e Strigno. Gli esempi sulla definizione di Valsugana potrebbero continuare all'infinito senza addivenire ad una soluzione definitiva. Concordando col Gorfer e col Prati, è più realistico pensare alla Valsugana come un'entità storica più che geografica, in particolare alla Valsugana propriamente detta, vale a dire la Valsugana inferiore od orientale e la conca del Tesino.

La Valsugana, in virtù della sua posizione chiave per l'ingresso dal Veneto in Trentino ha sempre avuto dal punto di vista storico, culturale ed economico una notevole importanza. In quanto terra di passaggio ha rappresentato una cerniera tra la cultura italiana del Veneto e il mondo tedesco e proprio questa sua posizione rende molto complesse le vicende storiche che la riguardano.

Per questo motivo ci limitiamo ad indicare alcune tappe e momenti particolarmente significativi, rinunciando ad una ricostruzione più minuziosa.

Poco o nulla sappiamo del periodo che precede l'arrivo dei romani, databile con accettabile approssimazione verso il I secolo a. C. Proprio i romani assegneranno la Valsugana, chiamata Ausuganea e appartenente alla tribù Publicia, al Municipium di Feltria della X Regio, appartenenza che sarà alla base delle più tarde divisioni tra la Diocesi di Feltre e quella di Trento. La valle era attraversata da una via consolare, la Via Claudia Augusta Altinate (chiamata Paulina in epoca medievale) costruita probabilmente nel I secolo avanti Cristo e che, partendo da Altino conduceva ad Augusta, passando per Feltre, la Valsugana, Trento, la Valle dell'Adige, Merano e scavalcando il Passo di Resia. Va detto che sui particolari riferiti alla definizione del tracciato di questa via e nello specifico quello riguardante la Valsugana, le discussioni sono ancora aperte anche se gran parte degli studiosi ne accetta l'esistenza.

Collegata alla Via Claudia Augusta è la nascita di Borgo Valsugana, l'antica Ausugum citata nell'itinerario di Antonino Augusto del III secolo, sorta come mansio (Stazione militare) nei primi decenni del I secolo d. C. nel punto più stretto della valle, là dove il monte Ciolino scende fino a lambire il corso del Brenta, creando una specie di chiusa con gli ultimi speroni della Rocchetta.

Secondo la tradizione il Cristianesimo penetra in Valsugana dal vicino Veneto ad opera di Ermagora, vescovo e discepolo di San Marco, e del suo diacono Fortunato intorno alla metà del primo secolo. In realtà il cristianesimo entra in forma sporadica nei primi secoli dopo Cristo ad opera di militari e commercianti, ma trova una diffusione sistematica solo nel periodo compreso tra il IV e il VI secolo. Borgo e la valle appartengono fin dalle origini alla diocesi di Feltre dalla quale fu staccato per passare a quella di Trento solo nel 1786.

Durante il periodo dell'alto medioevo la valle vede il dominio dei diversi regni barbarici, franchi, longobardi, goti, e dell'Impero bizantino. Paolo Diacono riporta la notizia della distruzione nel 590 da parte dei Franchi di due luoghi fortificati in Alsuca, cioè Borgo. A parte questa, le testimonianze sono molto scarse e frammentarie.

Ben più documentato è il periodo che vede Borgo Valsugana sotto il dominio della Contea vescovile di Feltre. Nel 1004 l'Imperatore del Sacro Romano Impero, Enrico II il Santo, durante la guerra contro Arduino d'Ivrea, trovò chiusa la via dell'Adige da truppe nemiche. Scelse allora di attraversare la Valsugana e, superando la resistenza della fortezza del Covolo, giunse nel Vicentino e di qui fino a Pavia dove si fece incoronare Re d'Italia. È in questa occasione che venne creato il Principato Vescovile di Trento, a garanzia della possibilità degli imperatori del Sacro Romano Impero di poter arrivare nella pianura padana. I vescovi erano infatti di nomina imperiale, ratificata dal papa, e – ovviamente – non avevano eredi.

Il 31 maggio 1027, il successore di Enrico II, Corrado II il Salico, confermava al Vescovo di Trento il potere temporale sulla città e sul suo territorio creando al contempo la Contea Vescovile di Feltre. Nell'atto di donazione, conservato a Trento, il confine tra i due territori venne stabilito nella chiesa di San Desiderio, posta in località Campolongo, l'attuale Campiello, sulla strada tra Levico e Novaledo. I Vescovi di Feltre esercitavano il potere temporale fino a Novaledo, mentre quello religioso comprendeva tutta la Valsugana arrivando fino al Cirè, addentrandosi a nord-est nella Val dei Mocheni e a sud-ovest sull'altipiano di Lavarone e a Vattaro scendendo per la Vallarsa fino alle porte di Trento. Il potere temporale durò fino al 1228, quando Ezzelino da Romano si impossessò di Feltre e della Valsugana, mentre quello spirituale durò ininterrottamente fino alla Pasqua del 1786.

Per quanto riguarda la Magnifica Comunità del Borgo, ovvero l'organizzazione del Comune, si sa per certo che nel 1227 erano sidaci Lagarion e Brunazzo e che lo statuto – modellato su quello di Feltre – fu approvato nel 1367 da Francesco di Carrara, signore di Padova da cui Borgo allora dipendeva.

La situazione politica dal 1228 al 1410 è molto complessa, caratterizzata da aspre contese e da lotte feroci tra i vari signorotti locali. Nel 1373 Francesco di Carrara cede ai duchi d'Austria, conti del Tirolo, Feltre e Belluno con la Valsugana orientale. Nel 1379 il Duca Leopoldo. Fatte le divisioni con il fratello Alberto, diviene il solo possessore del Tirolo, della Valsugana (trentina e feltrina) di Feltre e Belluno. Questi accordi non fermano le contese: la Valsugana torna ai da Carrara e nel 1385 i Vicentini, dopo aver devastato Caldonazzo, "sottoposero tutto il Borgo a rappresaglia [...], rasero al suolo sia la torre come tutte le case nelle quali furono trovate molte ricchezze e cose di valore poiché il detto Borgo è luogo bello e fertile, e vivace centro commerciale". Nel 1410 a Leopoldo d'Austria succede Federico IV detto "Il Tascavuota" il quale nelle sue mire espansionistiche si preparava già a riconquistare la Valsugana allegando come scusa i precedenti diritti acquisiti dalla sua famiglia. Spaventati dalle mire espansionistiche del Duca, i signori locali tra i quali Giacomo di Caldonazzo signore di Telvana, Antonio e Catrono (o Castruccio) d'Ivano, anziché riconoscere la signoria del Tascavuota, fanno atto di sottomissione a Venezia chiedendone al contempo la protezione. Nell'estate del 1412 Federico Tascavuota invade con le sue truppe la Valsugana ponendo l'assedio ai castelli di Telvana e di Ivano i quali dopo una breve resistenza sono costretti a capitolare. Dal 1412 dunque la Valsugana entra nell'orbita del Tirolo. Ciò diede origine ad una seconda ondata di immigrazione tedesca (la prima risale al periodo tra il XIII e il XIV secolo, nelle zone più alte della montagna di Roncegno), più numerosa nelle giurisdizioni di Telvana e Castellalto. A Telvana nel 1462 venne come capitano Balthasar Welsperg, membro dell'antico casato dei Welsperg, che chiamò al suo servizio numerose categorie di persone di lingua tedesca come soldati, artigiani, armaioli e altre ancora. Per loro a Borgo veniva creata nel Quattrocento la seconda parrocchia facente capo alla chiesa di Santa Croce dove si officiava in tedesco.

Il periodo seguente è nuovamente un periodo di guerre e di instabilità: nel 1487 la guerra tra Venezia e Sigismondo d'Austria investe anche la Valsugana che passò per un breve periodo sotto la Repubblica Veneta. Poi, nei primi decenni del Cinquecento la valle fu coinvolta nella guerra dell'Imperatore Massimiliano I e la Lega di Cambrai contro la Repubblica di San Marco, con il passaggio di truppe, scontri armati, saccheggi, stragi, devastazioni, razzie e disordini. È probabile che sia collegata a questi fatti la terribile peste scoppiata in quegli anni, che spopolò la valle e contro la quale nel 1509 la popolazione di Borgo eresse come voto l'Oratorio di San Rocco. Nel 1516, con il trattato di pace che sanciva la fine della guerra, la Valsugana con annessa la fortezza del Covolo veniva riconfermata agli Asburgo e i territori aggregati al Tirolo vennero chiamati "I Confini d'Italia".

Nel 1525 Borgo e la Valsugana furono teatro della cosiddetta "Guerra Rustica", una rivolta soprattutto di contadini contro lo strapotere di principi e signorotti locali, che coinvolse varie regioni dell'impero. A Borgo i primi sentori del malcontento della popolazione contro le vessazioni dei giurisdicenti di Telvana si ebbero nel 1520 quando scoppiò una rivolta contro il dinasta Sigismondo III Welsperg che aveva risposto con le armi alle richieste del riconoscimento degli Statuti da parte della Comunità. L'esplosione della rivolta contadina in Valsugana e in Trentino si ebbe nel 1525. I contadini di Strigno, assaltato e preso il castello d'Ivano, uccisero il capitano Giorgio Pucler. A Borgo i rivoltosi, dopo aver fatto giuramento nella chiesa di San Rocco, attentarono alla vita del dinasta che si salvò per miracolo, saccheggiando poi la casa del Luciani, capitano di Telvana. La rivolta fu domata nel sangue soprattutto per opera di Francesco di Castellato, capitano delle milizie del Clesio. Il 23 dicembre del 1525 nella pubblica piazza di Trento molti rivoltosi fatti prigionieri vennero giustiziati. Tra essi c'era anche il pittore Francesco Corradi, l'autore degli affreschi dell'Oratorio di San Rocco, che sembra abbia avuto un ruolo non secondario nella rivolta e al quale fu tagliata la lingua.

Nel 1609 l'Arciduca Massimiliano concedeva alle tre giurisdizioni della Valsugana Inferiore i tanto desiderati Statuti che portavano ad un netto miglioramento dei rapporti tra le varie comunità locali e i dinasti di turno.

All'inizio del Seicento, secondo quanto scrive il nobile Armenio Ceschi di Santa Croce nella sua Storia della Famiglia Ceschi di Santa Croce (Ceschi 1740 ca., ms.), venne introdotto in Valsugana da parte dei Ceschi l'allevamento del baco da seta e la conseguente coltura del gelso. L'allevamento, inizialmente osteggiato dalla popolazione, divenne in seguito una delle fonti economiche più importanti della valle con la creazione di numerose filande a Borgo e nei paesi del circondario. Nel 1662 l'arciduca Ferdinando Carlo conferì Telvana al barone veneziano Giovanni Andrea Giovanelli e con quell'anno iniziò l'era dei Giovanelli. Di questo periodo è la costruzione della Casa della Magnifica Comunità. Pochi anni dopo, nel 1665 si estingueva la linea amburghese dei conti di Tirolo e il Tirolo con la Valsugana passava sotto il diretto dominio della Casa Imperiale con Leopoldo I. Nel 1664 alcune persone pie del Borgo si rivolsero a madre Giovanna Maria della Croce, fondatrice del Monastero di San Carlo a Rovereto, perché fondasse anche a Borgo un convento e nel 1668 il vescovo di Feltre benedisse la prima pietra del Monastero di Sant'Anna che fu completato nell'ottobre del 1673.

Il Settecento fu un secolo di sviluppo economico e a questo periodo risalgono alcuni palazzi del centro storico. In questo periodo fu completato l'ampliamento della chiesa arcipretale (1726) e costruito il campanile. Risale a questo secolo anche la bonifica delle paludi che circondavano l'abitato a ovest e rettificato il corso del Brenta. Il 1782 segnò la soppressione del monastero di Sant'Anna su decreto di Giuseppe II, sempre Giuseppe II decretò il passaggio di borgo dalla diocesi di Feltre a quella di Trento che fu attuato nel 1786.

La rivoluzione francese e le conseguenti campagne napoleoniche coinvolsero per almeno due decenni anche la Valsugana. Il 6 settembre 1796 Napoleone, nell'azione di inseguimento delle truppe austriache comandate dal generale Wurmser, pernottò a Borgo, ospite del dottor Prospero Zanetti come ricorda la lapide marmorea murata nella facciata del palazzo. Il giorno seguente il Bonaparte, seguito da 15.000 uomini, riprese l'inseguimento e, raggiunti gli Austriaci a Bassano, si scontrò con essi vincendoli. I passaggi di truppe, gli scontri, le sopraffazioni e tutto quello che seguì continuarono ancora per alcuni anni, fino alla pace di Luneville del 1801 con cui si restituiva all'Austria il Trentino e tutta la Valsugana, dichiarando decaduto il principato vescovile di Trento.

Nel 1805 con la pace di Presburgo, seguita a nuove guerre, la Valsugana con il Trentino passava sotto il Regno di Baviera rimanendovi fino al 1810 quando, in seguito ad una nuova campagna napoleonica, veniva incorporata al Regno Italico. Nonostante i continui cambiamenti di regime, in questo periodo la valle non fu coinvolta in fatti d'arme clamorosi se si esclude un attentato al generale francese Baraguay d'Hilliers, in transito per Borgo, che rischiò di far radere al suolo il paese. Il domino francese terminò nel 1813 con la rioccupazione delle truppe austriache del Trentino che con il Congresso di Vienna, il 7 aprile 1815, fu ufficialmente restituito all'Austria e incorporato nella Provincia del Tirolo.

L'amministrazione austriaca intervenne con saggi provvedimenti a riassestare l'economia e le condizioni di vita della valle, amministrandola alla stregua delle altre provincie. Da ricordare è l'incendio del 1862 che lasciò 1670 persone senza tetto e cinque morti. Furono distrutte 159 case e l'ex monastero di Sant'Anna con la sua chiesa. Fra le case ricostruite fu aperta una larga via che venne dedicata a tutti i fratelli che generosamente aiutarono il paese, come ancora oggi si legge su una lapide di "Via Fratelli".

Nel 1866, durante la Terza guerra d'Indipendenza la Valsugana ebbe una notevole importanza e fu teatro di alcune fortunate azioni delle truppe italiane comandate dal generale Giacomo Medici. Il 23 luglio tre colonne risalirono la valle: la prima seguiva il fondovalle verso Borgo Valsugana, la seconda doveva superare Castel Telvana, conquistare Castel San Pietro e procedere fino a Rocegno; la terza doveva salire da sinistra su Olle e raggiungere poi Borgo. Il grosso doveva attendere a Castelnuovo, in colonna di marcia. I primi scontri si ebbero Castel San Pietro. Contemporaneamente la prima colonna si mosse verso il ponte sul Ceggio, che venne occupato. Seguì una serie di fucilate reciproche, finché la minaccia della colonna sinistra italiana indusse il comandante austriaco maggiore Franz Pichler Edler von Deeben ad ordinare la ritirata. I combattimenti cessarono il 10 agosto, quando le truppe italiane che erano arrivate a un passo da Trento, a Valsorda, ricevettero da La Marmora notizia che dalla mattina era entrata in vigore una tregua d'armi di 8 giorni fra Italia ed Austria. Ed i combattimenti, ad un passo dall'obiettivo, cessarono. Il 3 ottobre con la pace di Vienna, l'Austria cedette il Veneto a Napoleone III, che lo consegnò all'Italia. Da allora, fino alla Grande guerra, il confine di stato tra l'Impero austro-ungarico e il Regno d'Italia coincise con la catena di Cima Dodici.

Nel 1882 tutta la valle fu sconvolta da una terribile alluvione che mise in ginocchio la povera economia locale rendendo improduttivi per anni i fertili terreni agricoli. In conseguenza di ciò parte della popolazione fu costretta ad abbandonare case e campagne e cercare fortuna all'estero, chi in Europa e chi oltreoceano in Brasile. Molti abitanti della valle, provenienti in particolare dalle zone di Roncegno e Ospedaletto, secondo un progetto di ripopolamento della regione dell'Imperatore Francesco Giuseppe, si trasferirono in Bosnia, a quel tempo territorio ottomano sotto l'amministrazione dell'Impero Austro-Ungarico, fondando il paese di Stivor.

Qualche decennio prima la Valsugana fu colpita dalla morìa del baco da seta che sconvolse la già povera economia. Fu allora che un sacerdote, don Giuseppe Grazioli, curato a Ivano, compì una serie di viaggi in Dalmazia, Romania, nel Caucaso arrivando fino in Giappone e riuscendo finalmente a portare da quel lontano paese un nuovo seme del baco da seta che permise ai nostri paesi di riprendere il prezioso allevamento. Il 26 aprile 1896, venne inaugurata la ferrovia della Valsugana e il primo treno arrivò alla stazione del Borgo.

La moria del baco e la tragica alluvione del 1882 determinarono una massiccia emigrazione dalla Valsugana. Le mete sono le più disparate, in particolare l'America del Sud, ma consistenti gruppi familiari emigrarono verso il Voralberg, in particolare la cittadina di Bludenz (gemellata con Borgo Valsugana), trovarono nel Vorarlberg, che godeva di un sistema industriale avanzato, e verso la Bosnia, dove fondarono il paese di Stivor. Una migrazione che assomigliò ad un esodo attraverso le polverose strade dell'Impero con carriaggi di fortuna.

I primi anni del 1900 sono anni di sviluppo operoso: il comune conta 4.696 abitanti: nel 1903 era arrivata l'energia elettrica, nel 1913 viene inaugurato il Teatro Sociale e l'anno successivo il nuovo ospedale. L'economia di sussistenza lascia lentamente il posto a una serie di attività industriali come fucine, filande, segherie e attività artigianali e commerciali che caratterizzeranno il tessuto economico della cittadina. Ma dopo mezzo secolo di pace e relativa tranquillità il 28 luglio 1914 a Sarajevo viene assassinato l'erede al trono, l'arciduca Francesco Ferdinando: è la Prima Guerra Mondiale.

Già il 9 agosto partono i militari in servizio effettivo, poi è la volta dei riservisti: tutti vengono inviati sul fronte orientale e quasi tutti i caduti borghesani trovano la morte nei primi due mesi di guerra davanti a Leopoli, alla fortezza di Prsemsysl o in Serbia. La situazione peggiora anche in Valsugana, il genio austriaco comincia la costruzione di strade e di altre opere militari. Poi il 24 maggio 1915 l'Italia dichiara guerra all'Austria, le truppe italiane varcano il confine di Primolano e la Valsugana si viene a trovare proprio sulla linea del fronte:Per vari mesi questa zona fu terra di nessuno, soggetta a bombardamenti e incursioni di pattuglie. Tra l'aprile e il maggio del 1916 gli abitanti furono costretti a sfollare, in parte verso l'Austria, in parte verso l'Italia. Il 15 maggio 1916 ebbe inizio l'offensiva austriaca conosciuta come Strafexpedition, Borgo divenuta retrovia si trasformò in una grande caserma e la situazione rimase stabile fino al 2 novembre 1918 quando l'offensiva italiana iniziata il 24 ottobre portò le truppe italiane a Borgo e il giorno successivo a Trento. Il paese era irriconoscibile: circa un terzo dei fabbricati era raso al suolo e le costruzioni restanti più o meno gravemente danneggiate. Il 10 settembre 1919, con la firma del Trattato di pace tra Italia e Austria, a Saint Germain, il Trentino, l'Alto Adige e l'Ampezzano passano dalla sovranità austriaca a quella italiana, e avviene così l'annessione di fatto al Regno d'Italia. Il 26 settembre 1920 viene promulgata la legge che sancisce l'annessione del Trentino all'Italia.

Nel dopoguerra iniziò la ricostruzione. Nel 1922 nella chiesa arcipretale di Borgo Alcide Degasperi sposa Francesca Romani. Lo statista fu molto legato al Borgo e in particolare a Sella Valsugana, dove si spense il 19 agosto 1954. Nel 1928 il Governo Fascista, nel progetto di riordino dell'amministrazione pubblica, con Regio Decreto n° 839 del 3 marzo 1928, ordina che i Comuni di Carzano, Castelnuovo, Ronchi, Telve, Telve di Sopra e Torcegno siano aggregati al Comune di Borgo Valsugana, e così anche per i comuni degli altri circondari. I comuni della Valsugana ritorneranno alla loro autonomia il 3 febbraio 1947 con un decreto del Capo provvisorio della neonata Repubblica Italiana. Tra i grandi lavori promossi dal regime va ricordato lo scavo Brenta, iniziato il 30 ottobre 1933.

La Seconda guerra Mondiale, pur con tutti i disagi legati ad ogni conflitto, non toccò direttamente il Borgo se non marginalmente nell'ultimo anno di guerra. Dopo l'8 settembre 1943 il trentino, con le provincie di Belluno e di Bolzano, fu annesso al Terzo Reich formando la zona d'operazione dell'Alpenvorland. Il paese è sottoposto ai bombardamenti degli alleati e ai rastrellamenti dei tedeschi contro i partigiani del battaglione Gherlenda, stanziato nel gruppo di Rava. Tra i partigiani che operarono in zona vanno ricordati i fratelli Giovanni e Vittorio Gozzer: Vittorio fu il primo italiano in divisa americana ad entrare nella città di Roma liberata, partigiano partecipa nel Bellunese, col magg. inglese H.W. Tilman, alla missione alleata SIMIA, finalizzata a rifornire di armi e materiali le brigate partigiane. Il 2 maggio 1945 gli americani entrarono a Borgo contemporaneamente al battaglione partigiano Gherlenda. Vi fu una sparatoria per impedire ai tedeschi di far saltare i ponti sul Brenta, mentre i tedeschi fecero saltare in aria la Casa Romani, sede del loro comando, provocando un tremendo boato che causò notevoli danni anche alle case vicine e provocò un incendio che durò due giorni e l'otto dello stesso mese la Germania capitolò.

Il secondo dopoguerra è un periodo di speranze e di costruzione di un futuro migliore. Borgo Valsugana conserva il proprio tessuto artigianale che comprendeva la Ditta Galvan (Armonium), Casagranda (rame), Taddei e Gasperetti (lavorazione del ferro), Rossi (sedie), Solenni (scarpe), anche se le attività industriali legate alla filanda e alla coltivazione del tabacco sono in crisi.

Nel 1953 il paese è protagonista di una storia eccezionale. Il dottor Claudio Valdagni propone all'amministrazione dell'ospedale San Lorenzo presso il quale lavora, l'acquisto dell'Eldorado-A, un dispositivo radiante in grado di aggredire i tumori profondi con l'energia dei raggi gamma emessi dalla sorgente dell'isotopo radioattivo del cobalto, il cobalto-60, prodotto nei reattori canadesi. L'unità di telecobaltoterapia viene acquistata, nonostante i costi elevatissimi, grazie alla sottoscrizione da parte di 15 cittadini di Borgo di una cambiale a garanzia del finanziamento per l'acquisto. Nel novembre del 1953 viene aperto l'otturatore della prima unità di telecobaltoterapia in Italia e in Europa, dando inizio alla cura dei tumori profondi, offrendo una speranza alle migliaia di malati che da tutta Italia, dall'Europa ma anche dall'Africa si rivolgevano al centro per la cura dei tumori di Borgo che era diventato uno dei centri di riferimento all'avanguardia per la cura dei tumori. Non fu solo questo il primato per Borgo. All'interno del reparto venne subito chiamato il primo fisico ospedaliero e, nel convegno che si tenne a Roncegno nel 1964, vennero poste le basi per il riconoscimento istituzionale di questa figura oggi così preziosa nelle nostre unità ospedaliere.

Il 19 agosto dell'anno successivo in valle di Sella muore Alcide Degasperi. Il grande statista aveva mantenuto con Borgo dei rapporti molto stretti e la sua "diversità", fatta di un impegno politico che trovava nella fede e nella dirittura morale le sue fonti, era anche frutto del forte radicamento locale, elemento di realismo, di pragmatismo e di eticità, che ha sicuramente influenzato il suo modo di pensare e conseguentemente di agire. La sua scomparsa, lontana dai palazzi del poteri, generò una profonda commozione: il lungo tragitto in treno con cui la salma raggiunse Roma per le esequie di Stato, fu rallentato da numerose soste impreviste perché la gente comune era accorsa da ogni parte per rendere omaggio allo statista.

Tuttavia gli anni Cinquanta e Sessanta non portarono in Valsugana quel benessere che nel resto d'Italia è legato al boom economico. La vera modernizzazione avviene in seguito alla devastante alluvione del novembre 1966 che vide il centro del paese sommerso dalle acque del Brenta. Gli interventi che seguono questo avvenimento catastrofico non solo ridisegnano il territorio, rendendo operativo il nuovo Piano Urbanistico Provinciale approvato qualche anno prima, ma attivano il processo di industrializzazione. È un cambiamento che porta sicuramente ricchezza e benessere, ma che al tempo stesso si rivela traumatico modificando in pochi anni valori, cultura materiale e sistemi di vita che si sono trasmessi intatti per secoli.

Bibliografia

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